Il lago di Faro o “Pantano Piccolo” (dettu “ù Pantanèddu”) è più ridotto ed è situato più a nord rispetto a quello di Ganzirri o Lago Grande; esso si trova cioè più vicino al Capo Peloro.
I tratti di superficie e del rilievo del lago sono i seguenti: altitudine a livello del mare, superficie mq 263.600, forma quasi circolare con diametro maggiore nel senso N.O.-S.E. di m. 600 ca., profondità massima m. 28, quantità d’acqua raccolta 2.500.000 m3, più alta rispetto al lago di Ganzirri per la maggior profondità.
Come ho già precisato precedentemente, la particolare conformazione del lago ne determina un esempio raro di “bacino meromittico”, costante oggetto di ricerche e studi di esperti internazionali. Nelle sue acque si sviluppa in quantità notevoli il “Solfobattero Colorato Fototrofo”, fondamentale alla “fotosintesi” anche senza presenza d’ossigeno; è tipica la formazione di una fascia di acqua rossa, dovuta al massiccio sviluppo di una microflora batterica che trae nutrimento da fotosintesi e che “riduce” le componenti solforiche a particelle di zolfo più elementari in presenza di ossigeno, che funziona da “barriera” al diffondersi dell’idrogeno solforato verso gli strati superficiali, separando le acque non ossigenate più fredde e profonde dalle acque ossigenate dello strato superficiale del lago, che riscaldandosi in estate diminuisce in densità. Il lago comunica con il Mar Tirreno attraverso il “Canale degli Inglesi” e con lo stretto di Messina attraverso il cosiddetto “Canale Faro” o “Canalone”.
La fauna di questo pantano è molto variegata: acciughe, branzini, “orate,” anguille, “ghiozzi testoni”, “marmore”, “esci volanti”, “ricciole”, “occhiate” e il caratteristico “anfiosso”, oltre a tipi di stelle marine, ricci, oloturie, polpi e seppie (poco frequenti).
I gamberetti hanno rimpiazzato il “Gambero Imperiale”, granchi e “favelli” sono pur numerosi, così alghe, spugne, “attiniari” e, dal mare, le meduse.
Sulle sponde del lago, in acqua bassa, prolifera un’erba verde “nastriforme” e nel canale la “Lattuga di Mare”; poi, molti organismi microscopici come protozoi, monocellule e diatomee.
Quest’area fu anticamente la zona di “caccia” più florida in Messina, per la grande varietà d’uccelli che forniva. Oggi, si possono ammirare il martin pescatore”, gabbiani, “tuffetti” ed altre varie specie tipiche delle varie stagioni in fase migratoria primaverile e autunnale come aironi rossi, “cenerini”, “nitticore”, “garzette”, fenicotteri, “pancianera”, qualche falco di palude, “nibbi bruni”, falchi pescatori (raramente), cormorani, gallinelle d’acqua, ecc.; 18 specie inoltre nidificano in zona. Nel canale che unisce i due laghi, è possibile scorgere in estate dei “colubri”, serpenti che nuotano con il capo fuori dall’acqua.
Gli ambienti sono stati individuati da parte della Regione Siciliana per l’istituzione di una Riserva Naturale Orientata (R.N.O.) con D.A. n.437/44 del 21.06.01 dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente affidata in gestione alla Provincia Regionale di Messina, che ne hanno determinato la “Riserva di Capo Peloro”.
L’area di protezione è costituita da :
- Zona “A” di Riserva (33.5 ha) che include il Lago di Faro o Pantano Piccolo e il Lago di Ganzirri o Pantano Grande;
- Zona “B” di Pre-Riserva (34,62 ha) che comprende il canale di collegamento tra i due laghi (Canale Margi) e quelli di sbocco nei mari Tirreno (Canale degli Inglesi) e Ionio (Faro, Due Torri e Catuso).
L’area di Riserva, per le sue peculiarità naturalistiche ed ambientali era stata individuata e designata quale “sito di importanza comunitaria (S.I.C.)” e “zona a protezione speciale (Z.P.S.)” ai sensi delle direttive 92/43 CEE (conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica) e 79/409/CEE (conservazione degli uccelli selvatici).
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