La pesca al Pesce Spada

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Presso lo stretto di Messina, la “pesca al pescespada” viene praticata sin dall’età del Bronzo e testimonianze di questa pesca si hanno relativamente alle epoche Romane e Medievali; durante questo periodo infine, tra il III° l’ XI° sec. , la pesca si svolse attivamente presso Scilla. Vi fu dunque disparità nello svolgimento di quest’attività tra la costa Sicula e quella Calabra. Questo “pesce dello Stretto” si pescava così solo nei pressi di Scilla, “..dov’erano a picco sul mare le alte rupi per l’avvistamento della preda..” Infatti, in questa zona era solito scorgere uomini appostati “di vedetta” sulle alture che indicavano ai l’untri il sopraggiungere dei pesci spada. Vicino alle coste messinesi si praticò solo a partire dal cinquecento. Gli storici antichi Strabone e Polibio riportano la descrizione dettagliata della pesca. Dal II° sec. d. C. veniva effettuata mediante svariati “sistemi”:

  • con “Lenza”, dove l’esca si poneva alla “cordicella” (a 3 “palmi” dall’ amo a “2 punte”); l’amo scoperto, per contraccolpo finiva con l’agganciare il pesce al “muso”, poiché questi aveva dapprima addentato l’ esca e tagliato la corda con la “spada” (“ù ‘ffirràva”).
  • A mezzo d’Arpione (già da epoche precedenti).
  • Con le “Reti”, realizzate in “lino”, che inducevano il pescespada ad “imbrigliarsi” e poter essere così catturato dai pescatori, in superficie.

A partire dagli anni ’50 e sino ai nostri giorni, i sistemi impiegati in questa pesca presso lo Stretto (e “dintorni”) risultano:

  • “arpione”, su passerelle.
  • “reti di superficie” dette “palamitare” o “spadare”.
  • lunghe lenze a centinaia d’ami, dette “palangresi” (o “cònzi”).

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