La Seconda Guerra mondiale

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Nel giugno del 1940 quello stesso anno infatti, la Nazione entrò in guerra e fu preludio alle future devastazioni apportate dai bombardamenti dall’aviazione anglo-americana. Messina subì dal 09 gennaio 1941, bombardamenti che causarono ingenti perdite umane. A partire da gennaio del 1943 si intensificano i bombardamenti e il 90% delle nuove costruzioni realizzate vennero distrutte.

In questi funesti anni di conflitto, innumerevoli furono gli episodi  che videro anche il nostro paese teatro di eventi ancora oggi ricordati.

I più anziani del luogo così raccontano: “Il suono delle sirene annunciava l’arrivo dei bombardamenti; erano attimi di frenesia, bisognava lasciare le abitazioni. Quando, via via nel tempo, questi divennero sempre più intensi e frequenti, in massa dovemmo “sfollare” diradandoci presso altre zone, quali la fascia tirrenica (Mortelle, Spartà, Rodia), le colline e le campagne circostanti (Masse, Castanea) presso le quali era facile incontrare altri conoscenti sfollati dai paesi limitrofi ed, inoltre, alcune aree cittadine quali il Gran Camposanto e il versante di Tremestieri. Era davvero dura sopravvivere in quei giorni: non sempre ci si poteva alimentare e per riuscire nell’impresa, si ricorreva agli espedienti più svariati; infatti, si cercava nei campi, nei giardini, presso piccoli forni a conduzione familiare e, quando possibile, si andava a pescare. Le nostre spiagge furono suddivise in “approdi” per i robusti mezzi da sbarco delle truppe e rispettivamente presso l’inizio di via Primo Palazzo (incrocio con l’attuale via Circuito), costruito dai militari “prigionieri” delle truppe anglo–americane; presso questo scalo venivano sbarcati i “mezzi pesanti” poichè era più spazioso.

Dal successivo punto situato davanti all’odierno “Minico il Pescatore” di via Primo Palazzo, dalle zattere approdate scendevano i prigionieri di guerra incatenati uno all’altro alle mani e alle caviglie provenienti dalle Isole Eolie, al tempo prigioni.

L’ultimo approdo era presso la via Fortino (“ò Palazzèddu”) e quivi sbarcavano ulteriori divisioni militari… I feriti nei combattimenti venivano trasportati dai mezzi marittimi agli approdi e quindi ricoverati presso il vicino centro “Benito Mussolini” (oggi Istituto Marino di Mortelle), adattato per la circostanza ad ospedale militare; i feriti civili erano trasportati presso gli ospedali “Regina Margherita” e “Cristo Re”. I defunti, erano collocati anche in sepolture “occasionali”. Nel vicino centro “Costanzo Gian Galeazzo Ciano” (poi Istituto Postelegrafonici) si svolgeva addestramento militare alle giovani leve destinate a combattere, dal Semaforo (o Forte Spuria) venivano praticate le “segnalazioni” con bandiere da e verso le navi in transito…”

Sulle spiagge presso il limite tra Ganzirri e Torre Faro erano posti 6 “cannoni” e procedendo verso Torre Faro, vi erano 3 postazioni tedesche a 4 “canne” con funzione anti–aerea contro gli aerei inglesi.

Oggi, in stato d’abbandono, è ancora visibile l’ingresso di via Margi della centrale radio denominata “U Maccùni”  munita di 3 tralicci con antenne; ne fu responsabile Capo Mancuso.

Ulteriori presidii furono, al tempo:

  • Salita Faro Superiore “Zattera S. Agata”, presidio militare.
  • Comando Fanteria presso Villa Siracusano, salita Frantinaro.
  • Comando Carabinieri presso Villa Pomara.
  • Comando Tedesco presso villa Sirina (oggi Istituto Ortopedico).
  • Comando Milizia a Cavallo, incrocio via Lago Grande e via Consolare Pompea (odierna stazione di servizio Esso).

Il “rifugio anti–aereo” venne edificato in paese al di fuori dell’abitato urbano, presso le campagne di Due Torri, allo scopo d’accogliere la popolazione locale fornendogli riparo dai bombardamenti effettuati in quei periodi nelle incursioni belliche aeree. Queste strutture erano dette “Paraschegge” e sorgevano nella nuova salita “Frantinaro”. Da ulteriori memorie tramandatesi, l’apporto dei rifugi venne vanificato una sera, l’11 agosto 1943, quando un ennesimo attacco aereo americano scatenò una pioggia di fuoco che provocò ingenti danni oltre alla morte e al ferimento di numerosi compaesani.

I militari americani sbarcarono sulle nostre coste e, tra le varie cose, diffusero l’uso della “pennicillina”; in questo periodo d’occupazione, venne istituita l’”A.M.G.O.T.”, con la quale lo stato americano amministrò l’intera Sicilia. Parallelamente, nell’Isola si formò l’esercito per il “Movimento dell’Indipendenza della Sicilia”. Durante le fasi di controesodo delle truppe tedesche presso i nostri territori, tra i tanti episodi “incresciosi” verificatisi in quel clima di subbuglio, voglio riportare quello relativo alla morte d’un giovane militare tedesco della “Webmarck” che, assieme ad un commilitone, avrebbe voluto “sfidare” le acque insidiose dello Stretto. Il signor Paolo Donato (dettu “ù Tatàciu” o “Pàulu ‘cà Pìpa”), allora bambino, racconta:

“…Dalla spiaggia antistante la via Primo Palazzo, dove oggi sorge la pizzeria “La Tegola”, alcune unità germaniche giostravano le loro operazioni consuete; la guerra tuttavia, per loro era compromessa, essi ne erano consapevoli, gli stati d’animo turbati.. Sarà stato per questo che quei 2 giovani militi decisero di fuggire, per sottrarsi a quella realtà. Ma, purtroppo, non poterono comunque andare lontano: appena tuffatisi alla volta della Calabria, a poca distanza dalla riva, vennero attaccati da un pescecane! Da terra, iniziarono dispute sul loro salvataggio: subito i pescatori locali s’apprestarono per salvarli, ma i militari lo impedirono (!), in quanto avrebbero dovuto essere catturati da una loro “zattera”. Il ritardo dei soccorsi fu determinante per quei 2 ragazzi, anche se solo uno di loro ebbe la peggio; grazie infatti all’intervento del signor Nicola Florio (dettu “Niculàzza”), l’altro venne recuperato “illeso” e, il suo commilitone gravemente ferito (aveva perso le gambe, un braccio ed una parte di una spalla..!) venne adagiato sulla spiaggia dove oggi, 2009, sorge appunto “La Tegola”. Suo ultimo desiderio fu quello di poter fumare una sigaretta. Dopo qualche “tiro”, morì…”

Anni dopo, a distanza da quest’episodio, il soldato “sopravvissuto” tornò in paese con la propria consorte e, riconoscente, volle trascorrere in allegria una giornata insieme al suo “benefattore”, signor Florio, concedendosi inoltre un gradito pranzo presso una trattoria locale…

Numerose postazioni militari vennero in quelle occasioni approntate presso la nostra litoranea e sulle alture limitrofe: varie “torrette” e “casematte” sono giunte ai giorni nostri, e ne riporto le immagini. Gli interventi effettuati a cura delle Forze Armate sono dunque visibili in particolare presso il lato Ovest; la prima tra esse è visibile al villaggio Pace  la seconda presso le colline di Curcuraci  e nel nostro territorio, sorgeva sulle spiagge adiacenti la Torre degli Inglesi.

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